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Bruxismo
Il bruxismo è un comportamento masticatorio anomalo, più che una vera e propria patologia. Una patologia implica dei sintomi, spesso invece il bruxismo è inconsapevole perché non provoca disturbi. La sua definizione, diagnosi e trattamento sono tutt’ora oggetto di dibattito: da un lato, considerarlo una patologia vera e propria può sembrare una forzatura, per il fatto che di solito è asintomatico e non rappresenta un motivo di consulto medico o odontoiatrico; dall’altro, considerarlo un comportamento esclude la necessità di trattamento, quando sono noti i suoi effetti dannosi a lungo termine su denti, gengive e articolazioni temporo-mandibolari. C’è un relativo consenso, invece, sul ritenerlo un fattore di rischio per sviluppare artrosi dell’articolazione temporo-mandibolare, mal di testa o usura dentale. Esso consiste in un’attività involontaria ed eccessiva dei muscoli masticatori, associata a contatto dentale ripetitivo o mantenuto.
TIPOLOGIE e PREVALENZA
Recentemente, gli esperti tendono a distinguere il bruxismo associato al sonno da quello associato alla veglia: il primo sembra dipendere da complessi meccanismi del sistema nervoso centrale, ed è in relazione con altre condizioni para-fisiologiche associate al sonno (es. movimenti rapidi oculari, oscillazione dell’attività ritmica cardiaca e respiratoria); il secondo sembra più legato ad aspetti psicologici. L’esistenza di una predisposizione genetica è ancora oggetto di studio. Esiste inoltre una differenza nell’attività muscolare e mandibolare: il bruxismo associato alla veglia è caratterizzato da serramento mandibolare (“stringere i denti”), quello associato al sonno da digrignamento (“sfregare i denti”). In alcuni soggetti coesistono bruxismo durante la veglia e durante il sonno, anzi: la presenza di una di queste forme sembra incrementare la probabilità di avere anche l’altra. La prevalenza in età evolutiva e adulta varia, a seconda degli studi considerati, tra l’8% e il 31%. I dati disponibili sulla prevalenza ma anche sull’evoluzione riguardano principalmente la forma associata al sonno. La percentuale relativa al bruxismo notturno nella popolazione infantile e adolescente può arrivare fino al 49%. La prevalenza del bruxismo associato alla veglia è del 20-30% nella popolazione adulta; in età evolutiva tale forma di bruxismo è poco studiata, probabilmente per limiti di consapevolezza del comportamento.
VALUTAZIONE
La valutazione del bruxismo da parte dell’odontoiatra o del medico prevede un colloquio di raccolta di informazioni anamnestiche, una valutazione clinica e, a volte, somministrazione di questionari specifici (in formato cartaceo o digitale) o valutazione strumentale.
L’intervista anamnestica e la somministrazione di un questionario strutturato risultano utili per ottenere informazioni relative alle sensazioni e alla consapevolezza del bruxismo (es. tensione dei muscoli masticatori, mandibola serrata, cefalea tensiva, stridore dentale notturno riferito dal partner, etc.), oltre che per svelare eventuali fattori associati o scatenanti (es. situazioni stressanti). La valutazione clinica, effettuata da un medico oppure un odontoiatra, ha lo scopo di evidenziare, più che il bruxismo in sé, le sue conseguenze negative. Essa include un esame extra-orale ed uno intra-orale. L’esame extra-orale valuta la condizione e la funzionalità delle articolazioni temporo-mandibolari e dei muscoli masticatori, alla ricerca di contratture muscolari, dolore alla palpazione, limitazione del movimento fisiologico della mandibola o rumori articolari. L’esame intra-orale ricerca eventuali segni indicatori, quali usura dentale o lesioni della mucosa della guancia, delle labbra o della lingua. Contrattura e iper-sviluppo dei muscoli masticatori sono presenti in entrambe le tipologie di bruxismo, mentre l’usura dentale è tipica del bruxismo associato al sonno. La valutazione strumentale si avvale di indagini diagnostiche quali polisonnografia ed elettromiografia di superficie, applicabili per il bruxismo associato al sonno.
ASSOCIAZIONE con FATTORI PSICOSOCIALI
L’associazione tra bruxismo e fattori psicosociali è stata ampiamente studiata, sia in età evolutiva che in età adulta. Le conclusioni raggiunte dagli studi disponibili differiscono in base all’età del campione studiato. In età adulta è stata dimostrata una discreta associazione tra bruxismo durante la veglia e disordini psicosociali, quali: ansia, umore depresso, livello di stress percepito, ipersensibilità allo stress e difficoltà nel percepire ed esprimere le emozioni. Gli studi relativi al bruxismo durante il sonno invece non presentano, nell’adulto, questa associazione in modo significativo. In età evolutiva, invece, anche il bruxismo notturno sembra associato a sintomi ansiosi, fattori psicosociali e disturbi mentali.
TRATTAMENTO
La valutazione del bruxismo e delle sue conseguenze negative sul cavo orale, sulle articolazioni della mandibola e sul mal di testa, viene effettuata di solito nel corso di una visita medica o odontoiatrica. Il suo trattamento può prevedere, per quanto esposto, provvedimenti diversi ed un approccio multi-disciplinare, diverso caso per caso. Tali provvedimenti consistono principalmente in: confezionamento e applicazione di bite dentale, terapia manuale o fisioterapia mandibolare e cervicale, psicoterapia cognitivo-comportamentale per la regolazione dello stress e delle emozioni negative, training di rilassamento selettivo (ad esempio per i muscoli masticatori) oppure globale.
Questo trattamento è dedicato principalmente al paziente:
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